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Approfondimenti - Italian Yacht Design Conference: parliamo di Nautica 4.0

Scritto da Sara Balleroni | 11/12/18 15.27

Hai mai sentito parlare di disastri di informazione? È un concetto che riguarda da vicino tutte le imprese che stanno affrontando la rivoluzione digitale, anche e soprattutto in ambito nautico.

Ne parla Susan Feldman in un articolo dal significativo titolo: L’alto costo di non trovare le informazioni.

La ricercatrice statunitense va dritta al punto: nell’epoca in cui viviamo, le informazioni sono un asset e la situazione tragica e paradossale in cui spesso le aziende (anche le più grandi!) si trovano è quella di avere tutte le informazioni, ma non sapere dove si trovano.

Un dato sconcertante che riporta la Feldman nel suo studio è che 40% degli utenti intervistati affermano di non riuscire a trovare le informazioni necessarie a svolgere il proprio lavoro su server interni o database condivisi.

Sono considerazioni generali, è vero, ma ci riguardano da vicino (ne avevamo già parlato anche qui).

Ecco un altro dato che fa riflettere: i knowledge workers passano dal 15% al 35% del proprio tempo a ricercare informazioni.

Quel 15-35% di tempo che si passa a ricercare informazioni è un costo vivo per qualsiasi azienda o professionista: un costo che si può ridurre drasticamente tramite una gestione organizzata e strutturata delle informazioni e della documentazione.

Chi sono i knowledge workers? Sono i lavoratori il cui capitale principale è la propria conoscenza specifica, che li rende in grado di svolgere un ruolo e portare a termine dei compiti e progetti specifici. Nel nostro caso sono designer, architetti, project manager

Cosa c’entra tutto questo con la nautica? C’entra eccome! 

Continua a leggere per scoprire in che modo.

 

Giovanna Vitelli, vice-presidentessa di Azimut Benetti Yacht, interviene alla Terza edizione di Italian Yacht Design Conference

 

Italian Yacht Design Conference: gli argomenti più importanti

Il 28 novembre scorso, nella sede di Design del Politecnico di Milano, si è svolta la terza edizione dell’Italian Yacht Design Conference.

Si tratta di un evento di riferimento per il settore della nautica italiana e ha previsto interventi da parte di manager e referenti di alcune delle più importanti realtà italiane, prima fra tutte la celeberrima Azimut Benetti Yachts, con la partecipazione della vice-presidentessa del gruppo Giovanna Vitelli.

La nautica è un settore che ha vissuto direttamente i rivolgimenti negli ultimi anni: se, da una parte, ha risentito molto dell’ultima crisi, d’altra parte è anche fra i settori oggi in più netta ripresa.

Ed è proprio la ripresa che richiede agli attori di una filiera così complessa, una particolare flessibilità ed elasticità nel cogliere le richieste e le esigenze di un mercato in mutamento, sia dal punto di vista delle richieste, sia dal punto di vista dei mezzi tecnologici a disposizione.

È da qui che prende le mosse l’intera conferenza, partendo dal tema dell’innovazione nel settore della nautica: descrivere e comunicare la complessità, dando voce ai più importanti esperti del settore, approfondendo le trasformazioni digitali in atto e esplorando le nuove piattaforme al servizio di designer e cantieri.

 

 

Ciò che ne emerge è un mondo che, da una forte tradizione artigiana e know-how specifico, ora fa i conti con l’innovazione e le nuove tecnologie e con le nuove problematiche che pongono, prima fra tutti la necessità di:

  • gestire efficacemente dati di progetto e documentazione;

  • strutturare la comunicazione e un flusso operativo organico fra tutti i reparti aziendali, spesso organizzati a compartimenti stagni;

  • trovare modalità operative che aiutino il design a tenere in conto le necessità produttive dei cantieri.

A questo riguardo Giovanna Vitelli ha parlato proprio di design to cost: un cantiere come Azimut Benetti si posiziona per un prodotto Premium e di alto livello, ma con riguardo a un buon bilanciamento fra fattibilità e costi.

Un bilanciamento che inizia già dal design e della progettazione!

La progettazione, continua la vice-presidentessa Azimut Benetti, deve interfacciarsi con le realtà produttive e considerarsi parte dell’intero processo. L’obiettivo?

Rendere la nautica italiana ancora più competitiva nel futuro.

 

Luca Bassani Antivari di Wally all'Italian Yacht Design Conference: si parla di
innovazione

 

Le esigenze dei cantieri: una visione d’insieme

Oltre alla già citata Azimut Benetti Yachts, a Italian Yacht Design Conference sono intervenuti come relatori diversi importanti cantieri.

Diversi punti di vista e il comune obiettivo di trovare una nuova modalità operativa adatta alle mutate esigenze del mercato, per mettere in comunicazione i differenti attori di questo mondo complesso.

Un mondo in cui si interfacciano committente e cantiere, committente e architetto/designer, architetto/designer e cantiere; un mondo in cui il cantiere stesso ha per forza di cose una struttura interna articolata, costituita da diversi reparti che si occupano di specifiche componenti: dall’impiantistica, allo scafo, agli allestimenti e gli arredi, con diversi gradi di fornitura esterna per ogni realtà.

Ne emerge che il progettista diventa responsabile della ricezione di informazioni, esigenze e necessità veicolandole nel prodotto: un passaggio di dati e conoscenza fluido, dall’inizio alla fine della commessa.

Questo è uno dei focus dell’intervento di Bertone Design, nella figura di Aldo Cingolani, che mette a confronto il mondo dell’automotive (nel quale nasce l’azienda) e quello della nautica a cui è arrivato negli ultimi anni.

Proprio parlando del ruolo e della figura del progettista, Cingolani risponde a una provocazione: un car designer può disegnare uno yacht?

Non da solo. Ma l’esperienza di un car designer, in co-design con altre figure specializzate, può mettere al servizio della nautica una prospettiva diversa.

Mettendo a confronto questi due mondi, soprattutto guardando al processo che dalla progettazione porta alla produzione, la prima differenza che rileva Cingolani è la grande importanza che nell’automotive hanno documenti come quello di distinta base.

 

 

Una documentazione esecutiva precisa permette immediatamente di fare una stima dei costi del progetto, mentre è noto che la nautica spesso ha modalità meno precise e conseguentemente anche rischi molto più alti nella gestione dell’intera commessa.

D’altra parte è vero che il rapporto che c’è tra un’automobile e uno yacht, guardando ai numeri di produzione, è un po’ lo stesso che intercorre tra la produzione in serie e su commessa: da un prototipo di automobile, vengono prodotti un grande numero di repliche, mentre da un progetto di yacht, le riproduzioni sono sempre in numero limitato.

Questo non significa che non ci sia bisogno di chiarezza e specificità, anzi!

Proprio perché il rapporto è spesso 1 a 1 (1 progetto, 1 realizzazione) è importante che la fase di redazione della documentazione sia molto precisa, per evitare che la singola commessa incorra in costi non precisamente calcolati.

(A questo riguardo segnaliamo questo articolo che affronta il tema dei costi e dei rischi della progettazione su commessa : Progettazione di arredo contract e su misura: quanto incide sui profitti?)

Un passaggio che non è così complesso, se pensiamo che esistono strumenti CAD che permettono proprio di estrapolare le informazioni dal modello 3D in modo automatico e generare documentazione precisa, senza dover ricorrere al passaggio di reverse engineering dal render all’esecutivo di cui parla Bertone Design!

Nella nautica spesso il problema è a monte: il passaggio da affrontare è ancora quello da un CAD 2D ad una piattaforma di modellazione 3D.

Un passaggio epocale al pari di quello, ricordato da Cingolani, di chi, più di 30 anni fa, passava dal tecnigrafo al CAD (per chi non lo ricorda ed è curioso di vedere come si lavorava al tecnigrafo: date un’occhiata qui)

A queste osservazioni risponde Michele Gavino, CEO dei Cantieri Baglietto: “Alcune delle commesse più importanti dello scorso anno sono state vinte proprio grazie a una documentazione esecutiva e costruttiva impeccabile. Oggigiorno abbiamo a che fare con una committenza molto molto preparata, affiancata da tecnici competenti, che a volte ne sanno ancora più dei cantieri!”

Continua Gavino: “La tecnologia a supporto di tutte le attività del cantiere e in particolare della generazione, gestione e strutturazione della documentazione è un fattore dirimente nella capacità dell’azienda di vincere o meno una commessa!”

 

 Michele Gavino, CEO di Cantieri Baglietto, a Italian Yacht Design Conference

 

Da Industria 4.0 a Nautica 4.0

Le stesse problematiche sono state affrontate, anche se da un diverso punto di vista, dagli Osservatori Digital Innovation.

Questo centro di ricerca è un punto di riferimento sul tema dell’innovazione digitale, che collabora nato in collaborazione con il Politecnico di Milano, e che è intervenuto a Italian Yacht Design Conference per dare una prospettiva privilegiata sull’evoluzione e lo stato dell’arte nel settore della Nautica Italiana.

Il punto da cui si parte è sempre Industria 4.0 e l’insieme degli incentivi che hanno portato l’innovazione tecnologica delle aziende sotto i riflettori.

Se è  vero che fino a pochi anni fa molti imprenditori non avevano nemmeno mai sentito parlare di Industria 4.0 (un concetto che non nasce affatto con i piani italiani, ma che si afferma già dal 2010), c’è comunque ancora molto da lavorare.

Il contesto italiano è ancora immaturo, soprattutto se lo confrontiamo ai principali competitor a livello globale.

La Trasformazione Digitale di cui si parla è già in fase avanzata nel resto del mondo, mentre l’Italia sta muovendo ora i primi passi in questa direzione.

Per rientrare nel settore di nostro specifico interesse, si parla di Nautica 4.0: una vision di Nautica ad alta competitività e efficienza, il cui primo obiettivo è quello di migliorare la comunicazione fra attori grazie alle tecnologie digitali e rivolgendosi a tutti i processi aziendali.

Il focus diventa quello di lavorare su tutta la filiera (ecosystem), migliorando la gestione dell’intera commessa, tramite una gestione del dato controllata e centralizzata, supportata dalle adeguate tecnologie.

L’attenzione alle tecnologie è importantissima, ma non deve diventare strumentale: il software o la macchina sono il mezzo e non l’obiettivo.

Il ruolo del designer è strategico: cambiano i processi costruttivi, cambiano le modalità, le nuove tecnologie portano necessariamente ad una modifica nella visione dell’oggetto.

 

 

Cosa possono fare i progettisti per la rivoluzione digitale? Dalla matita al 3D con strumenti trasversali

Una delle domande a cui cercano di rispondere gli Osservatori Digital Innovation con le proprie attività di ricerca è proprio: qual è il nuovo ruolo del progettista e dell’ufficio progettazione dell’azienda nella rivoluzione di modalità, processi e tecnologie?

Una delle risposte possibili viene dall’ultimo intervento della giornata all’Italian Yacht Design Conference, quello di Massimo Paperini della Duck Design, che si pone come obiettivo quello di analizzare il rapporto fra l’attività di progettazione e lo strumento utilizzato, con ovvia particolarità di attenzione al settore della nautica.

Paperini prende in considerazione le metodologie più comuni e quelle, invece, più efficaci e verso le quali l’intero settore si sta muovendo, sull’onda della grande rivoluzione tecnologica e di processo in atto.

Nell’intervento, dall’emblematico titolo “Dalla matita al 3D”, si fa una panoramica proprio sul ruolo del progettista.

Uno dei punti di partenza è che in passato il progettista aveva e doveva necessariamente avere piena coscienza di tutta l’imbarcazione, di cui si occupava a 360°, disegnandone sia scafi, che interni che sovrastrutture.

Diversamente, ora, il ruolo del progettista (sia architetto o sia yacht designer) è molto verticalizzato: c’è chi si occupa di scafi, chi di analisi strutturali e prestazionali, chi di estetica e aspetto formale… aumenta il rischio di perdere la visione dell’intero progetto e dell’intero processo.

Una visione limitata, anche se altamente specializzata, può essere un ostacolo anche ai processi di innovazione.

 

Parliamo di Nautica 4.0: il futuro è in una gestione interconnessa dei dati e dei documenti di progetto 

 

In che modo? Paperini, con un espressione colorita, afferma: “Innovazione non significa ‘famolo strano’. Significa riuscire a costruire un oggetto che incontra le esigenze della maggior parte del mercato, che deve essere funzionale e, soprattutto, realizzabile”.

Un’affermazione chiara e condivisibile, che ricorda le parole di inizio conferenza di Giovanna Vitelli (Azimut Benetti Yacht), che appunto si sofferma sulla necessità che il progettista abbia un “cervello volumetrico” e sappia “vedere” già il progetto e la sua funzione, ancora prima di trasporlo in disegno.

L’idea del progettista poi va comunicata a committenza e/o cantiere.

Sì, lo si può fare con un semplice schizzo; ma, sempre più spesso, grazie alle nuove tecnologie, la presentazione utilizza mezzi sempre più realistici (fotorealistici!) ed efficaci: dal render, alle animazioni, alla realtà aumentata e addirittura virtuale.

(Per saperne di più sulle modalità di presentazione efficace dei progetti, leggi questo articolo a riguardo).

Una volta accettato il progetto inizia la fase più propriamente esecutiva: l’idea comunicata deve essere trasformata in una serie di informazioni tecniche, finalizzate alla produzione.

Proprio la documentazione di cui il rappresentante di Bertone Design parlava nel suo intervento in relazione al settore automotive!

È vero che la nautica è tradizionalmente carente su questo fronte, ancora in molti casi ancorata a modalità di lavoro in 2D. È vero anche che, soprattutto a fronte della grande ripresa degli ultimi anni, le modalità stanno cambiando e si sta aprendo sia per i cantieri che per i terzisti un’epoca di forte attenzione alle tecnologie che supportano i processi di gestione della commessa nel suo complesso.

In poche parole, se (e proprio perché) le competenze delle figure tecniche si verticalizzano, gli strumenti tecnologici di progettazione e gestione della commessa si fanno trasversali, supportando la condivisione di informazioni.

 

 

Conclusioni: quali sono gli strumenti di domani? Oltre il CAD

Immaginate un cantiere: c’è il reparto che si occupa dello scafo, quello che si occupa dell’impiantistica, quello che si occupa degli allestimenti e eventualmente degli interni, se non vengono affidati a falegnamerie esterne; oltre, naturalmente, alle divisioni interne per questi reparti.

Il maggior rischio per un cantiere (che è poi anche il rischio che maggiormente si verifica) è una situazione in cui si lavora per compartimenti stagni.

Il rischio si genera perché è facile che figure ultra specializzate e con un preciso focus sull’obiettivo del reparto possano non prendere in considerazione le esigenze settoriali delle altre divisioni, se le informazioni non vengono condivise correttamente.

Ma ancora di più, il rischio genera un ulteriore pericolo: cioè che le informazioni vengano perse, interpretate in modo non corretto e che portino a decisioni operative falsate. In poche parole, all’errore, il cosiddetto disastro di informazione di cui abbiamo parlato all’inizio.

A questo è strettamente legato il costo, da non dimenticare, della ricerca attiva di informazioni.

Il costo vivo degli operatori che:

  • ricercano, nel mare magnum della documentazione aziendale, le informazioni corrette;

  • tralasciano informazioni che non sanno di dover considerare (perché di competenza specifica di un reparto) o consultano per ore documenti non necessari;

  • non hanno certezza (con la conseguente frustrazione) di aver consultato la versione ultima e corretta dei documenti.

Questo è il salto che separa la nautica come la conosciamo dalla Nautica 4.0.

 

Stiamo guardando solo la punta dell'iceberg della trasformazione digitale? Gli Osservatori Digital Innovation sono un punto di riferimento sull'argomento all'Italian Yacht Design Conference 

 

Una presa di coscienza che il primo problema che pone la rivoluzione tecnologica in atto è la gestione dei dati e dell’informazione.

Come fare questo salto? Con i giusti strumenti tecnologici.

Non ha più senso pensare ad un software diverso per ogni reparto, ma il primo passo è un passo indietro, che permette di guardare interamente il processo di gestione della commessa.

Se il processo di cui parla Paperini nel suo intervento, quello che va dalla matita al 3D, vede il suo culmine nell’utilizzo di software CAD, la Nautica 4.0 arriva ad un punto in cui necessariamente deve guardare oltre il CAD.

Non fraintendeteci: il CAD è necessario e rimane necessario.

Una piattaforma CAD come MicroStation, ad esempio, fra le più utilizzate nella cantieristica di alto livello (da Azimut Benetti a Fincantieri, per dirne una), permette al progettista una serie di vantaggi imprescindibili:

  • flessibilità e performance nella modellazione, che permette la gestione di superfici, solidi, mesh, 2D e 3D;

  • modalità di disegno libera che non vincola e non limita la modifica, anzi la agevola, velocizzandola;

  • una struttura a livelli del progetto che permette di gestire con agilità commesse molto complesse e pesanti;

  • altissima interoperabilità che garantisce una corretta comunicazione con fornitori e attori esterni, senza perdite di dati;

  • grande adattabilità ad esigenze di più reparti, anche grazie ad applicativi specifici (come possono essere AutoPipe per gli impianti e Progenio per gli arredi).

Una piattaforma CAD univoca per tutta l’azienda sicuramente aiuta lo scambio di informazioni corretta: significa che tutti i reparti parlano la stessa lingua.

 

 

Allo stesso tempo, la nautica e la cantieristica di oggi non si accontenta di questo: la richiesta è quella di piattaforme di gestione della commessa a tutto tondo, che integrino CAD e ECM (Enterprise Content Management) e una corretta gestione documentale.

Gli obiettivi in questo senso diventando:

  • eliminare il cartaceo e creare un unico archivio digitale, garantito e corretto, da cui consultare la documentazione necessaria. (A proposito di eliminare il cartaceo: avete dato un’occhiata al nuovo Progenio Paperfree?)

  • integrazione fra CAD e ECM, in modo da strutturare, organizzare e controllare in modo continuativo la documentazione generata in fase progettuale;

  • attivare processi e workflow di verifica e di validazione dei documenti significativi relativi ad una commessa;

  • monitorare in tempo reale lo stato di avanzamento dei progetti;

  • attivare politiche di sicurezza, controllare l'accesso degli utenti, organizzati in ruoli e relativi permessi, sui documenti;

  • consentire l'interscambio con fornitori e collaboratori, tramite modalità di accessi controllati a precisi documenti e informazioni.

Nel complesso, la terza edizione di Italian Yacht Design Conference, conferma che il futuro della nautica è nella gestione del dato: nell’integrità delle informazioni, nel ridurre i tempi di ricerca di informazioni, nell’eliminare il rischio di disastro di informazioni.

C’è ancora tanto da imparare, certo, ma i cantieri guardano nella giusta direzione.